Cammina con me, pensiero creativo

Tra il passo di Pradarena e il lago Bargetana (Appennino Reggiano)

Le idee non girano. La mente è in loop. La pagina è bianca. 

Scrittori, copywriter e creativi in generale lo sanno bene. 
I vicoli ciechi possono essere dietro ogni angolo. 

Tra le numerose tecniche e stratagemmi per rimettere in moto la creatività (ne avevo già parlato nel post "A pagina bianca" >>), camminare è sicuramente il mio preferito. 

I cammini sono entrati nella mia vita relativamente tardi, giusto una manciata di anni fa. E ora non riesco più a farne a meno. Perché, oltre agli innumerevoli benefici fisici, psicologici e spirituali, camminare fa bene anche al mio al lavoro. 

Pensate che esiste anche uno studio della Stanford University, condotto da Marily Oppezzo e Danile L. Schwartz, diventato poi un TED Talk, che dimostra come il pensiero creativo migliori mentre una persona cammina e subito dopo. Addirittura l’output creativo aumenta mediamente del 60%.

 

  Ma il potere creativo della camminata non è un'intuizione nuova. Molti pensatori del tempo che fu camminavano per dare spazio alla mente: [in ordine sparso e casuale] Aristotele insegnava filosofia passeggiando; Charles Darwin faceva due camminate ogni giorno per pensare meglio; secondo Nietzsche "tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina”; così anche Baudelaire cammina e «come in sassi incespico in parole per imbattermi, a volte, in un verso sognato»; Dickens sapeva camminare «in modo onirico» per stimolare la mente; Rousseau era un vero intellettuale camminatore che ravvivava i suoi pensieri in marcia; a proposito del disegno, Paul Klee diceva che occorre «far fare una passeggiata a una linea»; James Joyce e Virginia Woolf, rispettivamente nell'Ulisse e ne La signora Dalloway, fanno fare ordine tra i pensieri ai loro protagonisti proprio durante le passeggiate. 

La creatività vien camminando?
Pare proprio di sì.

"Lontan sui monti fumidi e gelati
in antri fondi, oscuri, desolati,
prima che sorga il sol dobbiamo andare
i pallidi a cercar ori incantati."
La Canzone dei Nani, da Lo Hobbit di Tolkien

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